Perugia: Cemento, Consumo del territorio, Villettopoli

A Perugia, ma è una tendenza che c’è in tutta Italia, c’è e c’è stata la corsa al mattone e alla cementificazione selvaggia che è stato un ottimo modo per alcuni di arricchirsi ed è stata utilizzata dalla politica per creare consenso e assicurarsi voti.

Tutti gli ultimi sindaci hanno spesso fatto ricorso a quella che è stata chiamata la “zecca immobiliare”, ricavando fondi tramite diritti edificatori.

Si è avuta così una proliferazione mostruosa di case, nuovi insediamenti, un aumento della città diffusa sul modello padano-veneto, la cosiddetta “villettopoli” . Cementificazione avvenuta e che avviene seguendo il tracciato della E45, da nord a sud di Perugia.

Centri commerciali, nuovi capannoni e poco più lontano dalla super, case e villette bi-trifamiliari formano un contiunum urbanizzato che corre lungo la E45.

La maggior parte di questi nuovi insediamenti risultano vuoti, vedi il fallimento dell’urbanizzazione dell’area ex De Megni a Ponte San Giovanni con centinaia di appartamenti non completati in stato di abbandono o il sostanziale fallimento della lottizzazione dell’area di Monteluce.

Secondo l’ultimo rapporto di legambiente a Perugia risultano 7.849 case vuote (10,6% non occupate) con 292 procedimenti di sfratto.

Le grandi e media aree commerciali occupano, in umbria un milione di metri quadrati, un negozio ogni 52 abitanti e ogni 500 metri. A questi dati si devono aggiungere il nuovo villaggio della Decatlon a Olmo e la nuova Ikea a Collestrada.

Il rapporto di Legambiente sul consumo del suolo del 2017 ci dice che “l’Umbria è tra le tre regioni con la più alta densità di grande distribuzione (591 mq ogni mille abitanti). Una regione caratterizzata dal«modello Nord», dove le superfici di media e grande distribuzione (oltre un milione di mq formati da 1267 strutture medie e 36 grandi) superano la metà di quelle complessive.

 

Il territorio urbano diventa quindi terreno diretto di accumulazione di ricchezze private a fronte di un peggioramento delle condizioni diffuse di esistenza,  peggiorano i servizi di gestione dei rifiuti, aumentano le perdite delle reti idriche, diminuiscono i servizi di mobilità pubblica e peggiora la qualità dell’aria.

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